Scrissi questa poesia due giorni dopo quella notte, commosso dalle immagini televisive di una famiglia in lacrime di Onna (AQ), che lamentava il fatto che i soccorsi non erano ancora giunti…
Un grazie infinito per questo dono a Lucia Bonanni, per la traduzione in vernacolo aquilano. Grazie a Lorenzo Spurio per la pubblicazione sul suo blog letterario! Buona lettura!
PER I TERREMOTATI D’ABRUZZO[1]
DI EMANUELE MARCUCCIO
Tutto hanno perduto,
le macerie li han travolti
e in un minuto
le loro case, la sicurezza
li ha abbandonati.
Corpi dispersi,
corpi ritrovati
vivi e feriti,
che si perdono nella massa informe,
che si annullano tra le macerie
nella rovina,
nel pianto,
nell’abbandono.
Vista orribile, dolore orrendo!
I sopravvissuti che sopraggiungono
si perdono in quel mare di cemento,
si confondono nella rovina di quelle case,
e chiedono aiuto, a tutti chiedono aiuto!
8 aprile 2009
TRADUZIONE IN DIALETTO AQUILANO
PE’ JIU TARRAMUTU DE J’ABBRUZZU[2]
TRADUZIONE A CURA DI LUCIA BONANNI
Tuttu quantu se so’ persi[3],
(‘mezzu a jiu dirupu)[4]
ij muri se so’ sciricati[5]
e a issi se so’[6] accarrati ‘nnanzi
e entro ‘nu minutu
le case se so’ sbriccate[7], lo bbóno[8]
ij’ à lassati.
Corpi arruati[9] de qua e dellá
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