Interessantissimo saggio sul teatro di Ibsen. Su «Casa di bambola», un dramma che conosco bene, non conoscevo però «L’anitra selvatica».
Quello che noto nella critica letteraria di Lucia Bonanni è la delicatezza ma anche la dolcezza con cui va ad analizzare anche tematiche scottanti e drammatiche; esempio limite, il gesto estremo di Edvig che spara all’anitra selvatica, gesto estremo compiuto, da quanto ho capito dal saggio e non avendo letto il dramma, per amore del padre, annientando così se stessa. Buona lettura!
Autenticità, fedeltà e vocazione umana in Casa di bambola e L’anitra selvatica di Henrik Ibsen
Saggio di Lucia Bonanni
Con la produzione letteraria del drammaturgo norvegese Herik Ibsen (1828-1906) prende avvio quella che viene definita “drammaturgia borghese” e che troverà conclusione negli scritti di Čecov e Pirandello.
Nella stesura delle opere lo scrittore predilige la saga, la fiaba e la storia con cui esplicita impegno sociale e intenzione pedagogica. L’esperienza in qualità di direttore artistico presso i teatri di Bergen e Christiania favorisce la sua formazione culturale e gli offre la possibilità di dare alla Norvegia una drammaturgia di stampo nazionale. Durante i quattro anni di soggiorno in Italia scrive Brand e Peer Gynt, ma la mancata accoglienza, riservata al secondo dramma, porta Ibsen verso quei dissidi interiori che successivamente daranno vita a una produzione assai feconda con le pièce: Casa di bambola, Spettri, Un nemico del popolo
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