Un sentito ringraziamento al critico letterario Michele Miano e a Lorenzo Spurio per l’ospitalità sul suo blog letterario.
Trovo molto interessante la lettura che dà Michele Miano del mio libro, dove istituisce una prospettiva nuova nella lettura del dramma, in riferimento al modus scribendi di Salgàri; mutatis mutandis, anch’io non ho mai potuto visitare l’Islanda di cui narro nel dramma in versi. E anche Miano ha ben compreso che l’ambientazione nel IX secolo, in fondo, è solo un pretesto per narrare una storia le cui passioni che animano i personaggi sono valide per ogni tempo, c’è infatti una meta-realtà e un tempo meta-storico, come di un universo parallelo assolutamente verosimili.
Buone letture!
Non avrei mai potuto immaginare che il poeta siciliano Emanuele Marcuccio potesse cimentarsi anche con il dramma epico: un genere letterario sui generis, desueto e poco diffuso nella letteratura contemporanea. Marcuccio, noto poeta palermitano, ci consegna un’opera unica, incredibile, un affresco pittoresco di una civiltà a cavallo tra mito e realtà e come osserva acutamente il prefatore Lorenzo Spurio, “La materia utilizzata da Marcuccio è in parte storica e in parte fantastica, tanto che potremmo dire leggendaria”.
L’ambientazione è l’isola di Islanda del IX secolo d.C. dove si narra la vicenda umana e leggendaria del condottiero norvegese Ingólf Arnarson e dove l’ambientazione storica e suggestiva di sapore “fiabesco” è il pretesto per narrare una storia fantastica. Impossibile raccontare gli infiniti episodi, le vicende incalzanti di questo dramma; il tutto mescolato sapientemente da Marcuccio ai topos dell’epica germanica, e dove il protagonista rivela la sua virilità di eroe solitario, tradito…
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